Ammetto che già la conoscevo (solo o quasi) di fama. Ammetto che assaggiarla mi incuriosiva e mi dava al tempo stesso un filo d’ansia: perchè ne avevo sempre sentito parlare come di un vino abbastanza estremo, e io degli estremi diffido. Nulla di meglio perciò di un’intera serata con 6 vignaioli di Oslavia e i loro vini per rompere il ghiaccio con questo vitigno.
La ribolla gialla è da sempre un’uva bilingue: parla sloveno e italiano, come i suoi produttori. E Oslavia è un non luogo fisico, una memoria di storie e di uomini che tocchi, vedi, annusi. "La Patria dei contrari e degli ossimori", come scrive Gigi Brozzoni nel bel libro “Ribolla Gialla Oslavia”. Fa strano ricordare che siamo pur sempre in Collio, il giardino della Mitteleuropa: rigoglioso, orgoglioso, famoso e a volte persino un po’ snob, così diverso da questo lembo di terra goriziana.
Protagonisti della serata organizzata dalla delegazione veronese di AIS Veneto (grazie Franca Bertani e Paolo Bortolazzi!) sono le aziende storiche della Ribolla Gialla di Oslavia: Radikon, Primosic, Il Carpino, La Castellada, Fiegl, Princic, che si sono costituiti in una associazione per tutelare e promuovere il valore di una varietà che trova la sua massima espressione proprio e solo lì. A Oslavia. Afferma infatti Dario Prinčič “È come le persone. Le persone danno il massimo a casa loro; in un luogo estraneo si può dare qualcosa, ma non il massimo.” La Ribolla Gialla non è diversa: in altri territori da’ qualcosa, anche molto, ma non il suo massimo, perchè solo qui si trova quel mix irripetibile di condizioni climatiche e impasto del terreno (la ponca, terra povera e a bassa fertilità, ma ricchissima di minerali). Il resto lo fanno l’insolazione e l’esposizione ideale dei vigneti, e una costante azione dei venti che soffiando da est impediscono la formazione di muffe. Cambi uno solo di questi elementi e cambia tutto: in terreni più fertili e meno difficili come quelli di pianura la Ribolla cresce generosa, con grappoli dagli acini grossi, pesanti, compatti, la cui buccia spessa fatica a maturare e va più soggetta a marciumi. Stesso vitigno, due ambienti diversi, due diversi vini. Anzi, più di due magari, perchè quest'uva è versatile e si presta a tante interpretazioni: spumantizzata, macerata, fresca, invecchiata, passita… Quale sarà allora la vera Ribolla Gialla? Una, nessuna e centomila? A Oslavia ce n’è solo una: l’amber wine. La Ribolla Gialla macerata sulle bucce. Tanto, poco, troppo. La macerazione è un metodo di vinificazione, cioè uno strumento, e come tutti gli strumenti bisogna saperlo usare. Dosandolo, modulandolo. Senza esagerare. Oppure no, al contrario, spingendolo al massimo, perchè anche l'eccesso è uno stile... A ciascuno il suo. A seguire le mie note di degustazione:
Fiegl: Ribolla Gialla 2016: colore giallo dorato, brillante. Vinificato in acciaio, è un vino giocato sule note di freschezza, dopo appena 20 giorni di macerazione viene svinato e messo in tonneau da 700 l per un paio d’anni. Ha profumi di fiori gialli, zafferano, terra, al gsuto senti le nocciole, è scorrevole, con una aciditá ben equilibrata, una struttura coerente, in una parola un bel vino armonico.
Primosic: Ribolla Gialla 2013. Macerata sulle bucce in tini aperti, senza controlli di temperatura, poi affinata in caratelli di rovere per un anno cui è seguito un altro anno in bottiglia, questa Ribolla sfoggia un bel colore di un oro intenso, ambrato. I profumi sono maliziosamente dolci: ricordano il miele, le caramelle d'orzo, le erbe alpine. In bocca però sfodera una inaspettata salinità, è pericolosamente bevibile, molto pulito, con una struttura equilibrata.
Princic: Ribolla Gialla 2015. Questo vino non filtrato ha un colore ambrato intenso, leggermente opaco: è stato fatto macerando il mosto sulle bucce per 35 giorni in tini di rovere, poi pressandolo e mettendolo in botti grandi di legno per 2 anni. Decantazione per gravità in fusti di acciaio. Una cantina dove tutto è spontaneo, in un regime di “anarchia controllata”. Al naso emergono note di frutta bianca secca, fiori bianchi miste a erbe verdi: in bocca i tannini un po' sgomitano, così come l'acidità. Un vino forse non facile, ma cordiale, e che sicuramente deve ancora dare il suo meglio.
Il Carpino: Ribolla Gialla 2012. Colore dorato ambrato intenso, limpido, brillante, presenta profumi più scuri dei precedenti, con note di crosta di pane e di eucalipto. Macerato per 45 giorni senza lieviti in tini aperti troncoconici, affinato in legno per 2 anni, è stato poi messo in bottiglia. Senza filtrazioni. In bocca è coerente, abbastanza fresco, lineare, con una buona struttura.
La Castellada: Ribolla Gialla 2011. Al pari di tutte le uve, anche la Ribolla risente dell'effetto annata, e ciò si riflette nelle macerazioni, che variano nelle annate. In questo 2011 caldo e siccitoso, la Ribolla é stata raccolta tra 9 e 10 ottobre. Il naso è floreale, con accenni di balsamico, mentre in bocca i tannini si avvertono ma sono ben integrati con l’aciditá. Equilibrata la struttura.
Radikon: Ribolla Gialla 2011: come le precedenti, anche questa Ribolla ha profumi con sentori di erbe alpine e sfumature di crosta di pane (persino un po’ bruciata), the, legno esotico, mela cotogna. In bocca però prevale l’aciditá sul frutto, e per una volta i tannini arrivano secondi. Un vino interessante, sia pure un po' fuori dagli schemi.
Gravner: Ribolla Gialla 2008. Sebbene Josko Gravner non faccia parte del gruppetto, idealmente è considerato uno di loro. E anche se così non fosse, non si può prescindere dalla sua Ribolla dal color caramello chiaro, lavorata in anfore georgiane da 20 hl interrate. Da un'annata piovosa ma con uve molto belle e una vendemmia con attacchi anche di Botritis, un vino realizzato con macerazioni senza controllo di temperatura per 6 mesi e lieviti indigeni. Svinato e messo in anfora per altri 6 mesi, poi in botte grande per 6 anni. Il risultato è una Ribolla dai profumi scuri, un po' introversa, che lentamente libera sentori di erbe alpine e frutta secca bianca. Al gusto ha una buona struttura e un ricordo leggerissimo, e quindi piacevole, di ossidazione.
Non potevo chiudere questo post senza due doverosi ringraziamenti: a Liliana Savioli, che ha saputo raccontare la Ribolla con competenza e divertimento, e allo chef Roberto Franzin: le sue tagliatelle Macino alla farina di vinaccia di Ribolla Gialla di Oslavia macerata sono state il completamento ideale di questa serata ricca di storie, emozioni e gusto.