Molti produttori forse non lo sanno, altri l'hanno dimenticato, altri ancora sono indifferenti alla cosa, ma per amore di verità storica (e di giustizia) bisogna dirlo: noi veronesi abbiamo un grande debito di riconoscenza nei confronti di Flavio Magno Aurelio, Senatore Cassiodoro.
E' merito suo se il Recioto della Valpolicella e quello di Soave sono stati i vini più importanti, celebrati e ricercati per secoli dalle classi dirigenti del tempo, da ricchi e aristocratici: per dirla in termini contemporanei, Cassiodoro è stato il primo e più efficace testimonial di questi vini. E poichè dal Recioto della Valpolicella deriva anche l'ancor più famoso e celebrato Amarone della Valpolicella, scusate se è poco.
Dovrebbero fargli un monumento ma, com'è noto, i produttori di vino (in genere) non brillano per senso di riconoscenza; ed ecco allora che un piccolo busto, al Senatore, ha pensato bene di offrirlo un suo fan dei nostri giorni e convinto sostenitore e promotore del Recioto di Soave, lo studioso di enogastronomia Lorenzo Simeoni.
Lorenzo è anche co-autore della più recente traduzione dal latino della famosa lettera "Variae libro XII lettera IV", nella quale si descrive nei minimi dettagli il procedimento di vinificazione del Recioto rosso e bianco: un lavoro di studio e interpretazione che è durato un paio d'anni, e che ho avuto il provilegio di riportare, anticipandone la presentazione ufficiale, nel mio libro "Il Recioto della Valpolicella".
E ora, dopo tanto impegno, anche la fase due dell'operazione "Cassiodoro" sta per essere portata a termine: sabato 23 e domenica 24 maggio, a Monteforte d'Alpone, si terranno i festeggiamenti per l'inaugurazione del busto dedicato a Cassiodoro, realizzata in bronzo dal m.o Fabio Pozzi e fusa dalla Fonderia Bonvicini. I dettagli della due-giorni si trovano qui, con i nomi delle aziende che hanno partecipato all'inizitiva, ritenendo doveroso rendere questo omaggio.
Il busto troverà un suo spazio presso il Palazzo Vescovile di Monteforte, già sede (in passato) di augusti momenti conviviali nei quali i vini dolci veronesi erano oggetto di tutto quel rispetto e apprezzamento che oggi vengono loro lesinati, e che invece meriterebbero in abbondanza.