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Quello del prezzo insomma è un falso problema...
“Oggi il Soave sfuso costa più del Pinot grigio, perchè le cantine sociali hanno gestito la produzione. Sotto una certa soglia di prezzo noi non scendiamo; piuttosto declassiamo il prodotto, altrimenti sarebbe la fine per il territorio. Da dove vengono allora i cedimenti sul prezzo? Dagli imbottigliatori. I quali comprano dai vinificatori privati, non dalle cantine sociali. I vinificatori hanno comprato le uve dai viticoltori non soci delle cantine, pagandole la metà di quello che le cantine sociali riconoscono ai propri soci: in questo modo si riesce ad avere un Soave che costa meno. Il Soave in mano alle cantine sociali - Monteforte, Soave, Colognola ai Colli - ha tenuto. Ma se lo lasciassimo andare, finirebbe sotto il livello di prezzo dello chardonnay (che oggi è ca. il 20% in meno del Soave), a tutto svantaggio anche delle aziende private e con un livellamento verso il basso di tutto il sistema”.
Insomma, torniamo al punto di partenza: il vero problema dei privati è il canale distributivo
“Sì. Prima le aziende andavano dai ristoratori e scaricavano un cartone di bottiglie dopo l’altro. Ora non più. Il mercato dell’Horeca è calato del 40 per cento. Punto. Vogliamo prenderne atto? bene. Dove vendevano le aziende? nell’Horeca. Ci sono persone che non capiscono niente di vino: non ne capivano prima e non ne capiscono adesso. Prima però, se andavano al ristorante e volevano far colpo, prendevano una bottiglia - magari uno Champagne - che costava cara; oggi, pur avendo la stessa disponibilità di spesa, quando vanno al ristorante temono di fare la figura dei fessi se comprano la bottiglia costosa, quindi ne prendono una meno cara... e scoprono che è buona uguale, o quasi, e addirittura si vantano della scoperta, fanno i saputelli. Certo neo-pauperismo è una moda”.
Ammettiamolo: il sistema Soave è sempre stato condizionato dalla presenza delle cantine sociali. Quando le cose vanno bene, il merito è dei produttori, se vanno male è colpa di queste ultime...
“Il problema di questa visione è che impedisce ai produttori di crescere. E’ come in Trentino: quando il mercato tirava, erano tutti dei geni del commercio o del marketing. Bastava che sulla bottiglia ci fosse scritto Pinot grigio e vendevi tutto. Ora che non è più così, il Pinot grigio è franato. Finché le cose andavano bene, in America si vendeva il Soave anche a 16 dollari e 99. Ora che la musica è cambiata, la gente ha cominciato a prendere quello da 12,99 dollari... e si è accorta che è buono. Le vendite in America stanno risalendo, adesso: pensi che torneranno a comprare il Soave a 16.99? No".
"Per questo sono sincero, quando dico che mi dispiace per le aziende private - conclude Trentini - Il mio timore è che tante di esse finiscano per uscire dal mercato, mentre noi abbiamo bisogno di loro. Abbiamo bisogno dei produttori, tutti i territori vinicoli ne hanno bisogno, perchè sono dei portabandiera. I privati sono un patrimonio: andrebbero aiutati, perchè sono la punta di diamante di una denominazione. Ma è necessario che cambino la loro visione delle cose, se vogliono emergere. Oggi più mai occorre essere dinamici, non statici”.