Vini che (forse) verranno

Mentre la scuola viticola francese, dopo una iniziale chiusura, comincia a ricredersi sulla faccenda delle viti transgenicamente manipolate, (al punto da autorizzarne la coltivazione in campo aperto, ovviamente con tutte le garanzie del caso, dicono) quella tedesca insiste con i collaudati sistemi degli incroci e delle selezioni, arricchiti però dale possibilità offerte dalle ultime scoperte sul sequenziamento del genoma della vite. La creazione di nuove varietà di vite resistenti a malattie come peronospora e oidio è infatti sempre al centro di numerosi programmai di ricerca, in Italia e all'estero: il convegno tenutosi di recente a Lazise (VR), organizzato dal Servizio Agricoltura della Provincia di Verona e da altri enti e dedicato a questo incroci ha cercato di fare il punto della situazione, dando il microfono a molti ricercatori, soprattutto dell'area Nord Italia. 

Poichè non è questa la sede per un dettagliato resoconto di ciò che si è detto (i più curiosi possono averne un'idea leggendo qui: gli altri possono aspettare il pezzo che uscirà in uno dei prossimi numeri de Il Corriere Vinicolo), mi limiterò a una veloce panoramica riguardante piuttosto ciò che si è assaggiato: alcuni di questi (nuovi?) vitigni infatti hanno già superato la prova della degustazione, altri addirittura sono già in produzione e in commercio.

I vini in assaggio erano 12: 5 bianchi e 7 rossi, alcuni dei quali in microvinificazione: di seguito, alcune annotazioni personali.

Bianchi:

Brunner 2009: è un vitigno di buona produzione, che matura prima dello chardonnay* e proprio per questo richiede un'attenta valutazione dell'epoca di raccolta: se vendemmiato con un po' di anticipo infatti risulta troppo acido. Nel bicchiere il colore è quasi un bianco carta, il vino ha profumi e gusto tropicali, rotondo, lungo, con buona acidità. 

Aromera 2009: cresciuto a 380 m/slm, è un vitigno che ama i climi caldi, per cui nel 2007 è andato a nozze Produzioni analoghe a quelle dello chardonnay. Il colore è lo stesso del precedente, ma il naso ancora più intrigante ha sentori di moscato. Peccato la chiusura, un po' amarognola.

Sauvigner gris 2009: come uva si colloca nella media fascia collinare, e cresce bene su terreni poveri. Buona la produzione, che arriva fino a 150 q/ha. Creato dall'Istituto di Friburgo, nel bicchiere presenta un colore paglierino pallido, con note tropicali al naso e in bocca. Ricorda lo chardonnay.

Solaris 2009: questo campione viene da uve raccolte a 1200 m/slm, al Passo dell'Amendola. Il colore è paglierino pallido con sfumature platino, i profumi di frutta gialla matura (mela Golden) e balsamici d'alta quota (eucalipto, resina). Il gusto è coerente, vibrante e sapido. 

Rossi: ancora nessuno ha pensato a "battezzarli". Li si distingue perciò con il solito sistema numerico che fa riferimento al settore del terreno, al filare e alla pianta. Sono allo studio presso l'Istituto di San Michele all'Adige.

30.3.78 (microvinificazione), 2009: ha mostrato resistenza a oidio, peronospora e botrite, cosa che ha permesso di evitargli qualsivoglia trattamento. Generoso nella produzione, presenta un grappolo piccolo e spargolo (da provare in appassimento?) che matura tardivamente. Colore rosso rubino scuro non molto denso, ha profumi di fragola ma un gusto più rustico, con qualche nota vegetale.

29.2.322 (microvinificazione), 2009: resistente all'oidio, meno alla peronospora, anche questo non è mai stato trattato. Matura a metà-fine settembre. Il colore è analogo al precedente, i profumi di legno odoroso (cirmolo), speziato anche in bocca, ma come il precedente con qualche nota "verde".

30.3.130 (microvinificazione), 2009: non sarebbe molto resistente alle malattie, tuttavia questo campione veniva da uve non trattate. Il colore è rubino scuro, con sfumature rosse. Il profumo ancora di piccoli frutti dolci (lamponi, fragoline,more rosse), un po' acidule in bocca, con tannini ancora aggressivi.

30.3.154 (microvinificzione), 2009: un incrocio resistente a tutto. Il grappolo da normale a un po' spargolo, con acini medi. Produzione tra i 130 e 150 q/ha. Epoca di raccolta: la stessa della schiava. Profumi di piccoli frutti, con qualche nota di erbe dell'orto, coerente al gusto, acidità discreta, tannini un po' ruvidi.

Pinotin 2008: nato (in Svizzera) da un incrocio tra il pinot nero e un partner resistente, messo a punto nel vivaio Freytag di Neustadt (Germania), è una delle 11 varietà di pinot nero autorizzate alla coltivazione, e la sua richiesta è in aumento. Produttivo come lo chardonnay (più o meno, a seconda delle zone), ha un insieme di profumi molto interessanti, di fruttini rossi e caramella, legno odoroso e spezie. In bocca è parimenti fruttato-speziato, con una buona acidità e tannini più setosi.

In chiusura di assaggio, herr Werner Morandell, che già ci aveva dato in assaggio il Brunner 2009,  ha portato il suo Brunner 2007 passito: vino dolce non banale, dal colore dorato intenso,  profumi di datteri e gusto di fichi secchi, nocciola, frutta secca, mela cotogna, miele e albococca disidratata controbilanciati da un'acidità ancora viva. 

In conclusione, si è trattato di una degustazione molto interessante nel suo essere didattico. Alcuni dei vini anzi potrebbero già trovare rispondenza commerciale nei gusti di certo pubblico: quello che non si accontenta più solo dei vini "buoni da bere" (e che possono nascere anche da viti transgeniche, oppure coltivate in maniera intensiva e fuori da zone davvero vocate, in un tripudio dii trattamenti), ma li vuole - pensa un po' che pretesa -  anche "buoni da pensare".

*n.b.; in questa degustazione, le caratteristiche viticole dello chardonnay sono state prese come termine di riferimento.