L'Amarone della Valpolicella, gioiello da... bigiotteria (firmata)

 C'era il giornalista (poco) eno-(ma molto)gastronomico ben piazzato davanti al banco degli affettati, pronto a passarli in coscienziosa rassegna dopo aver fatto altrettanto con il banco dei formaggi; c'erano i colleghi giornalisti ormai rotti a questo genere di manifestazioni che si alzavano stancamente dal tavolo delle degustazioni alla cieca: "Beh? come sono, 'sti Amaroni del 2008?" "Scomposti".

C'era l'amico produttore giunto da altra regione per ascoltare chissà quali rivelazioni sul futuro dell'Amarone (d'altra parte, il titolo della relazione recitava "L'Amarone della Valpolicella nel mercato internazionale: punti di forza e idee per migliorare"), e rimasto perplesso (come tanti) davanti ad una relazione che in gran parte ha ripetuto i risultati principali di una ricerca del 2006 e ha spiegato come si strutturerà la prossima (frase chiave: "I punti di forza del sistema Amarone sono ancora quelli identificati dalla ricerca del 2006. Ma anche quelli di debolezza non sono cambiati e oggi appaiono, semmai, più gravi. Le prospettive di crescita in termini di valore dipenderanno perciò da quanto le aziende avranno saputo modificare il rapporto tra i loro punti di forza e di debolezza". Cosa che sarà appunto oggetto del prossimo studio).

C'era l'amico enologo che alla domanda diretta e brutale "Com'è l'annata 2008?" rispondeva, molto onestamente: "Migliore della 2007, peggiore della 2009".

C'era l'appassionato venuto da lontano apposta per incontrare i suoi miti enologici, e rimasto deluso nel non averli trovati: quest'Anteprima infatti è stata contraddistinta anche dalla defezione di un bel numero di griffes della Valpolicella. Scelta forse discutibile, ma del tutto lecita; la partecipazione all'evento non era mica obbligatoria (e di etichette d'Amarone ce n'erano tante comunque).

C'era la suddivisione per vallate, con tanto di fotografie; un allestimento che voleva essere didattico della diversità dei territori della Doc Valpolicella, e che ha visto i banchi delle quasi 60 aziende (divisi appunto per valli) collocati in una parte del freddo androne del palazzo della Gran Guardia. Alla fine, causa lo spazio tutto sommato limitato, la scelta si è rivelata soprattutto claustrofobica

E ovviamente c'era la gente. Tanta gente, perchè la parola "Amarone" è magica, e non capita spesso di trovarne così tanti tutti insieme. Peccato che l'assaggio di molti si sia rivelato quest'anno abbastanza deludente; ma chi conosce il vino sa che l'Amarone è come... il futuro.

A svegliarlo prima del tempo si ottiene un presente assonnato.

Tanti Amarone (prelevati da botte) erano proprio così, assonnati: intontiti dal legno, dall'alcol, da profumi e sapori ancora indistinti perchè in costruzione.

Dicono che l'Amarone della Valpolicella sia un gioiello di vino, e spesso è così: un gioiello da bigiotteria (magari firmata) non da oreficeria, per quanto fatto a regola d'arte, e spesso costoso quanto un gioiello autentico. 

(Spesso. Non sempre. A volte è un gioiello vero, irripetibile ed emozionante). 

Sono le quantità a fregarlo. Non il prezzo della bottiglia. Un gioiello da oreficeria è un pezzo unico, tirato semmai in edizione limitata, non in quantità industriali... Ed è ipocrita che si lamenti il dimezzamento delle bottiglie di Valpolicella Classico (passato da 50 milioni di pezzi a 25 nel giro di 10 anni) e il raddoppio di quelle di Amarone (da 5 a 12 milioni): sempre più spesso incontro produttori che rinunciano a produrre il Valpolicella d'annata a favore del Ripasso perchè rende di più. 

Certo, aver individuato (e comunicato per anni) l'unicità dell'Amarone soprattutto in quanto frutto di una tecnica millenaria (l'appassimento), più che di un territorio irripetibile, non si è rivelata una mossa molto lungimirante.

Perchè le tecniche si esportano. Il risultato non sarà lo stesso, ma poco importa. Basta scrivere Amarone-style in etichetta e la bottiglia si vende alla grande. 

La Valpolicella è fatta di tanti territori, ciascuno dei quali può dare al vino personalità inconfondibili... 

Si è dovuti arrivare al 2012 per tornare a focalizzarsi sull'importanza del territorio.

Forse (Dio non voglia) è (un po') tardi.

 

p.s.: i buoni Valpolicella d'annata, territoriali, non sono scomparsi. A credere in essi sono soprattutto aziende giovani e piccoline. Cercateli.