EWBC # 4: Le aziende, il web e tutto quanto il resto

L'EWBC è finito, la polvere delle emozioni e dell'eccitazione del momento si è depositata, l'orizzonte dei pensieri si è schiarito: a mente fredda, cerchiamo di trarre qualche insegnamento da questa esperienza. 

La conferenza internazionale dei wine bloggers, che ha richiamato oltre 200 persone da più di trenta paesi diversi, ha messo in risalto una volta di più il divario tra le aziende del vino che con il web hanno imparato a confrontarsi, e quelle che continuano a ignorare di cosa stiamo parlando.

Sono scelte legittime, per carità. Anche quando il Titanic stava affondando c'era chi ancora ballava nel salone delle feste. Questo vuol dire che, continueranno a esistere aziende del vino del tipo "0.0", da un punto di vista della comunicazione sul web, per millanta motivi che non vogliamo nemmeno iniziare  a discutere (dal digital divide fisico all'analfabetismo informatico, dalla personale repulsione per i mezzi elettronici alla diffidenza per chi con questi mezzi lavora).

I problemi sorgono quando questa tipologia di aziende, dopo essersi fatte un vanto di "ragionare e lavorare all'antica", si arrabbiano se, pur avendo a che fare con una materia totalmente nuova (come questa del wine blogging, dei social media e della comunicazione del vino nel web in genere) non ottengono i risultati che si aspettavano. Vai a spiegargli che è come pretendere di ricevere un 30 ad un esame di cui si sa a malapena a quale corso di laurea appartiene: non capiscono. Punto.

L'EWBC ha avuto momenti di contatto diretto produttori italiani-wine bloggers esteri (tra i quali c'erano anche importatori e distributori britannici e americani) nei diversi momenti delle degustazioni, perfino nella grande cena pre-congresso, la Bring Your Own Bottle, dove in un'atmosfera di grande, informale convivialità ciascun partecipante poteva portare una bottiglia a sua scelta e condividerla - e iniziare a stringere le prime mani...

Pochi produttori hanno saputo approfittare di queste occasioni: quelli che l'hanno fatto, ora ne stanno raccogliendo i frutti, perchè i wine bloggers parlano di loro, delle loro aziende e dei loro vini, e continueranno a farlo per i mesi a venire. C'è perfino chi si sta interessando a come importare certe etichette che sul suo mercato nazionale non si trovano.

Per la maggior parte di quelli che hanno perso questo treno, ecco qualche suggerimento per non ricadere negli stessi errori: il ciclone EWBC non toccherà più l'Italia (la sede della conference 2012 sarà rivelata solo il 28 novembre), ma è pressocchè certo che sempre più in futuro dovranno confrontarsi con i comunicatori del vino sui new mediaperciò è opportuno che sappiano cosa fare. Sono poche regolette, semplici ma collaudate;

1) Tu puoi ignorare il web, ma il web non si disinteressa di te: parla di te e dei tuoi vini continuamente, che ti piaccia o no. Quindi è meglio che impari a conviverci. La presenza online di un'azienda richiede tempo e lavoro: non basta aprire pagine Facebook o account Twitter, quelle sono solo scatole. Contenitori che vanno riempiti di contenuti freschi e interessanti. Occorrono strategia, obiettivi, pazienza, costanza. E almeno una persona dell'azienda incaricata di occuparsene. 

2) Quando un gruppo di persone viene a visitare la tua azienda, prendi informazioni sul loro conto. Si dice sempre che uno dei segreti di un'attività vincente è il customer care: la personalizzazione del servizio, la cura del cliente. Un'azienda del vino con aspirazioni eno-turistiche non può trattare ogni gruppo di visitatori che si affaccia alla sua porta come se fossero una compagnia di pensionati in gita parrocchiale. La normale cortesia imporrebbe di chiedere a ciascuno di essi chi sono, da dove vengono, e cosa fanno. E di farlo, magari, mentre ci si presenta e si distribuisce con disinvoltura il proprio biglietto da visita... E' un buon sistema per rompere il ghiaccio, creare la giusta atmosfera ed evitare gaffes.

3) Non confondete qualità con quantità. Per anni le famose agenzie di comunicazione hanno abituato i loro clienti a valutare il successo di un evento aziendale in base al numero di persone che vi partecipavano. Un comportamento che ha incoraggiato e foraggiato folte schiere di merenderi . Una categoria che, a differenza dei giornalisti, tra i wine bloggers è quasi assente.

4) Chiunque siano i tuoi visitatori, mettici l'anima. Riuscire simpatici è un talento naturale che non tutti possiedono: però ci si può provare. Basta sorridere, spesso e sinceramente. Niente poi conquista di più della passione per il proprio lavoro: quando c'è, viene trasmessa dagli occhi, dai gesti, dal tono della voce. Anche se non si capisce una parola l'uno della lingua dell'altro, ci si intende a meraviglia. 

E si condividono esperienze meravigliose.