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Il semaforo della grandine

Tra le maledizioni naturali dei viticoltori, una delle più temute (e ricorrenti, per chi vive in certe zone particolarmente soggette a questo genere di fenomeni) è quella della grandine. Poco o tanto, a seconda del momento in cui si verifica, è un evento negativo che lascia un segno che dura nel tempo. Per far comprendere i problemi e i danni anche economici che provoca questo fenomeno, abbiamo provato a schematizzarli  nell’ infografica di apertura (molto a spanne, senza eccessive categorie e sottocategorie, chiedo scusa ad agronomi e periti antigrandine)  dove ad un evento grandinigeno che si verifichi in una diversa fase del ciclo vitale della vite abbiamo assegnato un colore, come in una specie di semaforo.

Verde = danni lievi o nessuno, che non compromettono nulla.

Giallo: danni limitati nella qualità e nel tempo.

Rosso = danni gravi, che incidono sulla qualità e quantità del raccolto.

Ovviamente, questa infografica  ha essenzialmente uno scopo illustrativo e riassuntivo, perchè la serietà degli eventuali danni subiti da un vigneto grandinato non dipende solo da quando si verifica il fenomeno, ma anche (e soprattutto) dalla sua intensità, dalla sua estensione, dalla durata, e dalla grandezza dei chicchi. Insomma, non è qualcosa che si possa stimare ad occhio, ed è per questo che per valutare i danni subiti da un vigneto dopo una grandinata, si inviano degli appositi periti.

Come si vede, non ci sono luci verdi. In genere infatti le grandinate si verificano quando la Natura si risveglia e si rimette in moto, e più la fase enologica della vite è avanzata, maggiori sono i danni. Prima dell’invaiatura (= quando il grappolo inizia a cambiare colore), per esempio, i danni possono essere molto gravi in qualità e quantità, perché le ferite ai grappoli stentano a rimarginarsi e costituiscono la porta d’ingresso di malattie fungine (come la carie bianca). In vendemmia invece gli acini ormai maturi non offrono particolare resistenza alla tempesta di ghiaccio, e l’abbondante  massa fogliare della vigna può fungere un po’ da ombrello ai proiettili di ghiaccio, soprattutto se il sistema di allevamento è a pergola.

Oltre a grappoli e foglie, in una grandinata anche i tralci possono essere colpiti, e in questo caso le ferite che si verificano dipendono dal loro stadio di maturazione e dalla dimensione dei chicchi: nei casi più gravi, il danno immediato si prolunga anche nelle successive stagioni. Se poi la grandinata ha interessato piante giovanissime (barbatelle), magari messe a dimora da pochi mesi, gli effetti possono riverberarsi anche per più anni.

I rimedi alla iattura della grandine? Se fossi un wanna-be produttore di vino, prima di acquistare un terreno e impiantarlo a vigneto studierei molto bene e a fondo la sua posizione e il clima che lo interessa, anche con l’aiuto di esperti del settore. Ci sono infatti zone molto vocate sia per la vite che, purtroppo, per la grandine, e prima di imbarcarsi in un’avventura a lungo termine sarebbe bene provare a fare quattro conti. Se non si può fare altrimenti, bisogna mettere in conto ogni anno, o quasi, la possibilità di ricevere uno (o più) attacchi di ghiaccio dal cielo, di gravità variabile - con tutto quel che ne consegue in termini di (costi del) lavoro aggiuntivo nel vigneto. Secondo rimedio: assicurazione. Terzo: se le grandinate sono una costante quasi annuale, probabilmente converrà installare delle reti antigrandine. Ci vorrà qualche anno per rientrare nell’investimento, ma nel frattempo si riusciranno a salvare i frutti di anni di lavoro. Presenti e futuri.