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Calvarino 5, il bianco multi-vintages di Pieropan

I pionieri, i visionari, sono persone che vedono lungo, molto più lungo di tutti. Devono avere una specie di terzo occhio, e riuscire così a guardare sempre oltre: oltre gli spazi, oltre i tempi, oltre le difficoltà.

Leonildo Pieropan era un pioniere e un visionario. Pochi giorni fa è stata inaugurata la bella cantina nuova che porta il suo nome, alla quale ha lavorato fino all’ultimo e che non ha potuto vedere completata, ma siamo tutti piuttosto certi che abbia assistito lo stesso alla giornata di festa. Non visto, ma presente.

E sono ugualmente sicura che gli abbia dato molto orgoglio aver centrato un altro inaspettato obiettivo: aver creato insieme a suo figlio Dario un vino del futuro. “Calvarino 5”, primo esemplare della (si spera) futura ricca famiglia de “I Vini dell’Anima” è un bianco fermo multi vintages - una caratteristica che probabilmente diventerà “a thing” nei prossimi mesi, ma che essendo stata pensata molti anni fa ha del visionario, appunto, del pionieristico.

Finora i blend di annate si facevano con i vini spumanti metodo classico, per motivi che tutti gli amanti di Champagne conoscono, ma da qualche tempo, senza troppo clamore, i multi vintages si affacciano anche tra i vini fermi.

“Calvarino 5” è dunque uno dei primi esemplari di una nuova specie, diciamo così, a riprova del suo essere il vino di un pioniere.

Mio padre fu visionario nel mettere Calvarino in etichetta, primo vino italiano bianco in assoluto con il nome del singolo appezzamento in etichetta - racconta Dario Pieropan, al quale oggi, come enologo, spetta l’impegnativo compito di portare avanti l’eredità di valori e di stile del padre -  Fu il famoso giornalista enogastronomico Luigi Veronelli a spingerlo a farlo, perché aveva visto mia nonna che scriveva quel nome sull’etichetta a mezzaluna posta sul collo della bottiglia, le aveva chiesto il motivo e aveva scoperto che quello era il nome del vigneto da cui venivano le uve del vino”.

30% Trebbiano di Soave, 70% garganega (il blend classico del Soave), fermentati in vasche di cemento. La formula dell’ origine è la stessa di oggi. Ma il “Calvarino 5” è figlio innanzitutto della curiosità tipica di Pieropan sr. e jr: “che succede se…?

Così abbiamo iniziato a conservare annate in cantina, mettendo il Calvarino in piccole vasche e serbatoi. Papà e io volevamo vedere cosa cosa succedeva mettendo insieme più annate”. E mentre la nuova cantina iniziava a prender forma, lo stesso faceva il “nuovo “ Calvarino nella sede storica.

Oggi, questo vino frutto di un blend di annate (dal 2008 al 2012) può a buon diritto dirsi un riassunto di un vigneto, la cui identità - per chi lo conosce - salta subito agli occhi e al naso: l’attacco è discreto, giocato sul floreale bianco, ma il gusto è pieno, rotondo, il sorso teso, verticale. Sa di erbe di campo e fiori con un accenno di idrocarburi.

“Mio papà se n’é andato 4 anni fa e io ho smontato la cantina storica - conclude Dario con semplicità - . Per rispetto alla sua memoria, mi sono rifiutato di lavorarci. La cantina nuova però non era ancora pronta… La vendemmia quell’anno fu difficilissima. Avevo gli elettricisti e gli idraulici che mi correvano dietro, non c’era ancora l’agibilitá. Mia madre mi disse che ero pazzo, ma io ormai avevo deciso. E alla fine, vinificai nella cantina nuova”.

Le storie belle le fanno i pionieri, i visionari . E i matti ostinati. La storia dei Pieropan ha appena iniziato un capitolo nuovo.




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