Custoza, il vino della rivincita
Dici Custoza e pensi ad un paese del veronese, al Risorgimento, ad una famosa battaglia (no, due famose battaglie: nel 1848 e nel 1866. Le abbiamo prese in entrambe). Insomma, alla Storia.
Se sei un appassionato di vino, però, la prima associazione d’idee è probabilmente diversa.
Dici Custoza e pensi vino.
Tra le Doc veronesi, è probabilmente la più discreta, quella di cui si sente parlare meno. Nell’immaginario di molti il Custoza è ancora il vino delle 10 al bar con un panino - fatte salve, ovviamente, ben note e premiate eccellenze. Per fortuna, i produttori di Custoza da podio non mancano, sebbene siano meno numerosi che in altre denominazioni.
In ogni caso, per chi volesse aggiornare le proprie conoscenze su questo vino, può approfittare del libro uscito nei mesi scorsi, in occasione del cinquantesimo della DOC, edito da Kellermann: “Custoza - il vino del Garda per il riscatto dalle sconfitte risorgimentali”. Scritto da Giovanni Boranga, Angelo Costacurta, Sergio Tazzer (tutti autori che la sanno lunga: sul vino, sulla storia, e su come si scrive di entrambi) il piccolo volume ripercorre l’origine di questo vino, dalle vicende risorgimentali (appunto) a quelle agronomiche ed enologiche, per arrivare ai giorni della politica e della burocrazia con l’istituzione della DOC. In mezzo estratti di storia dell’enologia veronese: l’evoluzione dei metodi di coltivazione della vite (ai tempi del Risorgimento le viti erano ancora maritate a tutori vivi, collegati tra loro da lunghe tirate), la nuova viticoltura post-fillosserica, la nascita delle prime cantine sociali, l’istituzione della DOC e la nascita (1972) del suo Consorzio di Tutela.
Oggi le vigne del Custoza occupano 1400 ettari di territorio, e da esse ogni anno escono 12 milioni di vino bianco. Garganega, Trebbianello, Cortese (nota anche come Bianca Fernanda), Trebbiano toscano sono le uve principali a cui si possono aggiungere altre varietà più o meno aromatiche come la Malvasia, Manzoni Bianco, Chardonnay e altre ancora.
Il risultato finale è un vino fresco, dalla piacevole nota aromatica, molto versatile in cucina e capace di inaspettata longevità. Un vino che, avendo saputo sopravvivere per secoli a furibonde battaglie, politiche e non, può ben guardare al suo futuro con un certo ottimismo.