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Le terrazze vitate della Valpolicella nel registro dei Paesaggi Rurali Storici

Le marogne sono un tratto distintivo della Valpolicella viticola

Dopo le colline del Soave*, i vigneti terrazzati della Valpolicella. Il territorio rurale della provincia di Verona ha messo a segno in questi giorni un altro importante obiettivo: le colline terrazzate della Valpolicella storica sono entrate nel Registro nazionale dei paesaggi rurali storici, prossimo passo diventare sito GIAHS, il Globally important agricutural heritage system, un’iniziativa della FAO dedicata ad Europa e Asia Centrale. I siti GIAHS sono ecosistemi in cui la produzione agricola condotta con tecniche tradizionali è fonte non solo di sostentamento per la popolazione, ma anche un modo per preservare paesaggi forgiati da generazioni di agricoltori.

Capofila del progetto di candidatura delle terrazze della Valpolicella, la Cantina di Negrar, che da anni fa della tutela e della valorizzazione del territorio uno dei punti di forza della sua azione.

Succede così che a circa 10 mesi dalla presentazione della candidatura, dopo circa quattro anni di lavoro, le colline terrazzate della Valpolicella - che accomunano un paesaggio formato da coltivazioni di vite secondo pratiche tradizionali, coltivazioni di olivo e ciliegio, prati arborati, contrade e borghi, oltre 100 ville venete e pievi antiche - sono state iscritte dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali nel Registro nazionale dei paesaggi rurali storici, con decreto n. 328704 del 16 luglio 2021.

Con la Cantina e il Comune di Negrar hanno lavorato per raggiungere questo obiettivo tutti i Comuni di questa parte della denominazione: Marano, Fumane, San Pietro e Sant’Ambrogio, oltre al Dipartimento di Economia Aziendale dell’Università di Verona e al GAL Baldo Lessinia.
L'iscrizione era stata anticipata in via informale già in occasione della presentazione on line (avvenuta lunedì 31 maggio scorso) alla presenza del Ministro all'Agricoltura Stefano Patuanelli e curata dall'architetto Chiara Zanoni, coordinatrice del progetto, dallo storico Giovanni Viviani e da Marina Valenti, che ha seguito per la cantina cooperativa negrarese le varie fasi progettuali. L'annuncio era stata preceduto da un sopralluogo di tecnici e rappresentanti incaricati dal Ministero, accompagnati tra gli altri dall'architetto Zanoni, da Marina Valenti, dal prof. Giovanni Viviani e da Daniele Accordini, dg ed enologo della cooperativa. Il gruppo aveva visitato i luoghi contraddistinti dalle peculiarità della zona, come le marogne a lisca di pesce, gli uliveti e la pieve di San Giorgio (VIII sec.) nel comune di Sant’Ambrogio, e le colline coltivate a vigneti allevati a pergola veronese, tra cui si celano le ville storiche. In seguito si erano recati anche nel vigneto sperimentale di Jago, che raccoglie una collezione di vitigni autoctoni. Nel dossier di presentazione alla candidatura, sono state stilate anche una serie di raccomandazioni per contrastare, in questo territorio che aspira a diventare “paesaggio storico rurale”, fenomeni di urbanizzazione e di modifica della forma di allevamento della vite, e per preservare le antiche pratiche di manutenzione delle marogne. Anche gli olivi e soprattutto i ciliegi, la cui coltivazione si riduce ogni anno sempre di più, dovranno essere oggetto di maggiori attenzioni e difese più efficaci.
Il territorio iscritto dal Mipaaf, la cui commissione ha confrontato i dati dell'uso del suolo in Valpolicella nell'arco di 64 anni, dal 1954 al 2018, corrisponde al 66,75 per cento della Valpolicella classica - ha commentato Daniele Accordini - Questa coincide, in pratica, con la Valpolicella storica, in cui il paesaggio la fa da padrone. E dietro a un bel paesaggio, ci sono buon vino e buoni stili di vita, cose che tutti noi cerchiamo”.

*Nel 2015 le Colline Vitate del Soave sono state il primo Paesaggio a essere riconosciuto “d’interesse storico” e iscritte in quanto tali nel Registro nazionale