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Gusto d'Etna: 7 vini da provare

Il nero della lava vulcanica e il verde brillante della vite nei terreni di Fattorie Romeo del Castello

Da un recente breve tour in zona Etna, ecco qualche suggerimento circa alcuni vini che vale la pena cercare, stappare e bere, da soli o in compagnia.

Cominciamo con un Brut Metodo Classico: quello di Planeta, bevuto nell'ultima (in ordine di tempo) tenuta realizzata dall'azienda, sul versante nord, nei pressi di Passopisciaro: l'uva è carricante in purezza, lo stile molto nordico, ci ha ricordato la verticalità, freschezza, il rigore e la pulizia di certi sparkling dell'Alto Adige. Nel bicchiere mostra un bel colore dorato, con profumi che sanno di erbe selvatiche: coerente col naso anche la bocca, che rivela un'ottima acidità e una bella lunghezza. 

Il vino bianco lo cogliamo da una bella e vivace azienda biologica di Viagrande: Terra Costantino, che di recente ha realizzato la sua nuova cantina eco-friendly proprio in mezzo ai vigneti. L'Etna Bianco DOC "Contrada Blandano 2014", dal nome della contrada dove si trova l'azienda,  è un vino fatto di carricante (75%) e catarratto (25%) scelti dai migliori alberelli di un vecchio vigneto di almeno 30 anni. Sontuoso, complesso, rotondo ma senza leziosità: i profumi sanno di frutta gialla anche tropicale, mentre al gusto sfodera un'ottima aciditò che rende il vino decisamente amico del cibo. 

Un altro vino bianco ci viene dal cuore della denominazione del Superiore: Milo. Al Palmento Caselle, Salvo Foti e i suoi  Vigneri coltivano in regime biologico "famiglie" numerose di viti autoctone: come spiega lo stesso Salvo, in questi vigneti si trovano piante di ogni età, giovanissime, adolescenti, adulte, vecchie... Come succede tra gli uomini, nelle famiglie. Il suo Etna Bianco Superiore "Aurora 2017" è fatto di carricante e minnella, un curioso vitigno bianco un tempo utilizzato come uva da tavola. Fresco e gustoso al naso e in bocca, è un vino che mescola sensazioni tropicali ai profumi delle erbe mediterranee (nepitella, mentam origano selvatico, timo...) con una acidità che lo rende molto bevibile.

I vini rossi sono due meravigliosi Nerello in purezza, quelli di Benanti. "Il Monovitigno Nerello Mascalese 2015" e "Il Monovitigno Nerello Cappuccio 2015" sono come i due gemelli di casa: uguali ma diversi. Per carattere, forza, personalità. In comune i due vini hanno il tratto nobile e misurato dell'equilibrio acido-tannico, sono setosi, armonici, di grande bevibilità. Di diverso hanno lo spettro aromatico: più floreale e fruttato il Mascalese, più terroso e speziato il Cappuccio. Due sfumature diverse di Etna, e non sai quale preferire.

Il rosato ci arriva da Fattorie Romeo del Castello, i cui vigneti raccontano la storia drammatica e insieme miracolosa di una delle tante eruzioni della Muntagna, una colata che si stava dirigendo proprio verso questa azienda, pronta a sommergerla nel suo fiume di lava incandescente.  Solo che, come in certi film, all'ultimo momento la lava ha cambiato direzione, risparmiando l'antico casolare settecentesco e limitandosi, si fa per dire, a coprire per due terzi la tenuta, e dividendola  a metà. Oggi di quell'evento sono ben visibili le enormi rocce nere ai margini dei vigneti, e piante di vite che ostinatamente si stanno riappropriando del terreno usurpato, a costo di spaccare i basalti che invadono il (loro) campo. Qui Chiara Vigo e la sua famiglia coltivano una dozzina di ettari di vigneto e vinificano pochi, ottimi vini. Come "Vigorosa 2016" (bel gioco di parole tra il cognome di famiglia e il nome della mamma, Rosanna): un Etna rosè che in realtà è di un brillante colore rosso chiaro con sfumature scure. I profumi sono di erbe di campo e fiori, un riflesso di quello che trovi fuori, nel vigneto, c'è perfino un ricordo di pasta di mandorle, al gusto è croccante, pulito, lungo. E a dispetto della gradazione non proprio contenuta  (14.5 gradi alcool) si beve facilmente, con allegria.

Chiudiamo come abbiamo iniziato: con uno spumante metodo classico. E' il famoso "Saxanigra Brut 2011" dell'azienda Destro. Un nerello mascalese in purezza lasciato sui lieviti per 36 mesi. Lungo e cremoso in bocca, ha i profumi del territorio (erbe, foglie, fiori di campo) ben miscelati a quelli tradizionali della crosta di pane e del pan biscotto. Uno spumante molto espressivo, che colpisce per carattere ed eleganza.

Un po' come l'Etna - quando è di buona, ovviamente...