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Valpolicella, mezzo secolo di DOC

...e di annate belle, brutte, terribili, meravigliose, superlative, da dimenticare. Mezzo secolo di fatiche, di lavoro, di travagli, di sperimentazioni, di conquiste, di successi, di cadute. Di baruffe chiozzotte, di questioni aperte, di problemi irrisolti, di domande insoddisfatte.

Quando si compie mezzo secolo di vita, in genere si cerca di fare almeno un veloce bilancio, per ricordare da dove si era partiti e rendersi conto di dove si è arrivati, con la prospettiva di andare avanti e (naturalmente) migliorare. Compito di un cronista (tra l'altro) è registrare avvenimenti e persone, per consegnarli poi a chi ne avrà voglia, in vista di una riflessione più approfondita e pacata o, come direbbe l'immortale Sallustio (con la "o" finale, mi raccomando), sine ira et studio. A beneficio di chi quegli anni non se li ricorda, non c'era o era distratto da altri interessi, ecco alcune tappe salienti vissute dalla DOC Valpolicella nei suoi primi cinquant'anni. 

1963: la legge 930/63 istituisce finalmente le Denominazioni d’origine controllata

1964: esce in commercio il “Campofiorin” dell'azienda Masi, (aggiornamento e specifica: un Valpolicella di particolare pregio che pochi anni dopo, in seguito all’entrata in azienda dell’enotecnico Nino Franceschetti, sarebbe diventato il vino-bandiera della cantina grazie alla tecnica del ripasso, dichiarata anche in etichetta). Masi registrerà il ripasso come marchio nel 1988.

1966: infuria la “guerra del Valpolicella”. Ancor prima di ottenere la Denominazione d'Origine Controllata, produttori e amministratori si dividono tra "quelli della Classica" e "quelli dell'allargata", tra chi vorrebbe che la DOC venisse concessa solo ai 5 Comuni della zona storica di produzione dei vini Valpolicella e chi invece sostiene le ragioni dei territori vicini, omogenei alla "classica" per tradizione vitivinicola, clima, tipologie di suoli, morfologie, biodiversità

1968: viene riconosciuta la DOC a entrambe le zone. Da questo momento i vini Recioto, Valpolicella, Recioto della Valpolicella-Amarone sono a denominazione d'origine controllata

1974: la Commissione Agricoltura del Senato approva il progetto di legge (promosso dal senatore veronese Luciano Dal Falco) che riserva ai soli prodotti veronesi cui si riferiscono le denominazioni Recioto e Amarone. Unica eccezione, il Recioto di Gambellara.

1990: dopo anni di confusione tra il Recioto-dolce e quello amaro (secco) detto Amarone, finalmente il Consorzio di Tutela ottiene la modifica di disciplinare.  Nascono così le due denominazioni distintive Recioto della Valpolicella e Amarone della Valpolicella. La produzione di quest'ultimo in quegli anni era di 10 mila hl/anno

1995: la “vendemmia del secolo”. Dopo un andamento stagionale incerto fino a metà agosto, al punto che in ambito consortile già si pensava di chiedere un abbassamento del grado minimo a 9.5 gradi alcol, l'ultimo scorcio di estate si rivelò ideale. Le uve giunsero a perfetta maturazione  e la vendemmia venne classificata a 5 stelle. Di più: il noto critico enogastronomico Luigi Veronelli dichiarò che quella del 1995 era un’annata eccezionale solo per la Valpolicella. E' l'inizio di un'attenzione verso la Valpolicella da parte dei media italiani e stranieri quale in passato non c'era mai stata (se non sporadicamente).

In quello stesso anno, sotto la guida del presidente del Consorzio di Tutela Carlo Speri, e poi del suo successore Stefano Cesari, ebbe inizio l’iter per il riconoscimento della denominazione d’origine controllata e garantita per l’Amarone. Purtroppo le mai risolte divisioni all'interno della DOC portarono ben presto il progetto ad arenarsi. 

1996: scoppia la “guerra del ripasso”. Per Masi, che fu la prima azienda a commercializzare con questa parola il suo "Campofiorin", il termine era ormai un marchio esclusivo, validamente registrato sia in Italia che all’estero: perciò aveva diffidato altri produttori della Valpolicella dal metterlo in etichetta. Per il Consorzio di Tutela e l’azienda Allegrini invece, il ripasso indicava una tecnica tradizionale e diffusa tra i produttori della Valpolicella, e come tale era da considerarsi  patrimonio inalienabile della zona. Si aprì così uno snervante (e costoso) braccio di ferro legale che sarebbe durato ben 10 anni.

2002: annus horribilis. Il 3 agosto, una terribile grandinata colpì tutta la parte collinare della Valpolicella Classica e limitò fortemente il quantitativo di uve atte ad appassire, causando forti tensioni sui prezzi sia delle uve che del vino sfuso, in un momento economicamente non facile per la stessa Valpolicella

2003: in un'annata caldissima (l'opposto della precedente) e incredibilmente precoce (la vendemmia iniziò ai primi di settembre), sotto la presidenza di Emilio Pedron, il Consorzio ricominciava l’iter per ottenimento della DOCG per l’Amarone. Secondo gli ottimistici pronostici, sarebbe diventata operativa già entro l’anno successivo. In realtà dovranno passare altri sette anni.

2006; fine della “guerra del ripasso”. Grazie all’intervento della Camera di Commercio di Verona, le parti in causa (Consorzio, aziende Masi e Allegrini) raggiunsero un accordo in base al quale i marchi registrati da Masi (“Ripasso” e “vini di Ripasso”)  venivano ceduti all'ente camerale scaligero. Il “Valpolicella Ripasso” diventò così utilizzabile da tutti i produttori della Valpolicella che rispettavano il relativo disciplinare di produzione.

2007: nasce ufficialmente la tipologia Valpolicella Ripasso (GU del 22 settembre)

2008: in attesa del riconoscimento a DOCG, il Consorzio chiede e ottiene fascette numerate di Stato per contrassegnare Amarone e Recioto della Valpolicella

2009: nasce l'associazione "Le Famiglie dell'Amarone d'Arte", un gruppo composto da 10 aziende storiche della Valpolicella (oggi sono 13). Ma il Consorzio di Tutela (presidente Christian Marchesini) contestò l'uso della parola "Amarone" (che indica in realtà una denominazione di origine protetta) nel nome di quella che è di fatto una associazione privata. E' l'inizio di un nuovo scontro interno alla DOC, che vede contrapposte le “Famiglie” e il Consorzio.

2010: finalmente la DOCG! Finalmente anche  i vini Amarone e Recioto raggiungono il Recioto di Soave nel Gotha dei vini italiani.

2013: il Consorzio chiede e ottiene l'ennesima modifica al disciplinare, che ammette alla produzione di Amarone anche vigneti di fondovalle, di fatto recependo uno status quo e correggendo un vizio di forma. Le "Famiglie" però si oppongono con forza a quello che considerano un'omologazione dei terreni di pianura a quelli di collina, e l'obiettivo di ricomporre la frattura si allontana. Alla fine, le aziende aderenti all'associazione escono dal Consorzio. Tra le modifiche approvate dal nuovo disciplinare, anche l'introduzione del tappo a vite per alcune tipologie di vini (prima era ammesso solo il sughero)

2018: la DOC Valpolicella festeggia i suoi primi 50 anni. E’ diventata grande, sotto molti punti di vista. Ma... è diventata anche adulta?

Come si dice, ai posteri l’ardua sentenza…