VinoPigro

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2017: annus difficilis

Dopo le uve bianche, la vendemmia prosegue con le uve rosse

Che annata sarà il 2017? Complicata (e variegata). Scarsa in quantità un po' ovunque, sarà ricordata per essere stata quella sabotata in misura più o meno estesa da una serie di eventi negativi concomitanti, che a metterli in fila come quest'anno fanno la più bella serie di sf... che si sia mai vista. Riassumendo: dopo un gennaio gelido ma privo di pioggia (al Nord) si è avuto un primo assaggio di gelata, seguito da quello ben più serio di aprile, che ha rovinato la festa ad una primavera anticipata. In tutti questi mesi l'acqua dal cielo ha brillato per la sua assenza (ci sono zone del Sud che non vedono la pioggia da marzo), e quando si è entrati in estate ci sono stati dei picchi di calore non comuni (in particolare nella settimana dal 1 al 6 agosto). E tuttavia, se la gente comune ha la memoria di un pesce rosso, i contadini ce l'hanno ben più solida e così gli agrometereologi: in fatto di temperature e di giri di giostra dei vari anticicloni (delle Azzorre, africani, immissioni di aria polare dalla Russia...), situazioni analoghe si sono registrate anche in passato. Nel 2007, per esempio, e poi indietro nel 1990, 1987, 1975... Niente di nuovo dunque, verrebbe da dire. It happens, sometimes, ogni tanto succede. Ciò che semmai è nuovo, o meglio tipico dei nostri anni, è l'attenzione spasmodica e morbosa di troppi media alle cose del vino, e la smania declaratoria di troppi organismi di categoria e Consorzi di tutela, tutti dominati - in buona fede, per carità - da una sola ossessione: rassicurare. Rassicurare i mercati ("poca uva ma qualità superlativa") innanzitutto, e  rassicurare i consumatori ("annata non facile, ma i vini saranno meravigliosi"). Un teatrino al quale credono sempre in meno (sono 4 anni di fila che da un certo Consorzio di tutela ricevo sempre gli stessi comunicati grondanti soddisfazione e ottimismo, a dispetto delle sf...  che hanno colpito anche le loro zone) e che finisce per irritare gli addetti ai lavori: in un recente convegno prevendemmiale a Soave (VR), perfino il presidente di Assoenologi, Riccardo Cottarella, se l'è presa con chi parla di "grande annata": "Finiamola di raccontare favole, per favore. Non è una bella annata, nè per noi, nè per la Spagna, la Francia, o la Germania". Produzione scarsa, si diceva, e in certe aree bastonata da episodi ripetuti di grandine secca, che hanno fatto solo danni senza alleviare la perdurante siccità. Fuori confine le cose non vanno meglio: quantità sotto la media ovunque e qualità a macchia di leopardo. Per fortuna la vite è una pianta filosofa, capace di adattarsi alle condizioni più estreme. E poichè gli estremismi climatici sembrano essere diventati quasi la regola, il must dei prossimi anni sarà trovare mezzi e modi di coltivazione adeguati alle ormai mutate condizioni climatiche. Largo a ricerche e sperimentazioni, quindi, non solo sui vitigni resistenti, ma anche (a volte soprattutto) sui portinnesti (come questi), capaci in particolare di resistere a periodi di siccità prolungata. Il vino comunque, non ci mancherà di sicuro, domani nè dopodomani: dovremo solo imparare, magari, ad apprezzarlo (e a pagarlo) un po' di più, e a tenercelo caro (in tutti i sensi).