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I colori del Durello. 4 motivi per bere una bottiglia Fongaro

Le feste di Natale sono da sempre un' occasione irrinunciabile per alzare i bicchieri e brindare. Non a caso in questi giorni non si contano articoli e post su cosa scegliere, e quando e come. Secondo l'Osservatorio delle bollicine nazionali, i brindisi di fine 2016-inizio 2017 hanno dimostrato uno spostamento di gusto verso i sapori più secchi. Meno morbidezze e piacionerie e più precisione e affilatezza, dunque, anche se è probabile che si tratti (per ora) solo di una tendenza, più che di una abitudine acquisita. Comunque, per chi non ama le mezze misure ("lo spumante deve essere secco. Oppure dolce. Tertium non datur") e se ci si trova a Verona (o a Vicenza), la scelta dovrebbe essere scontata:  Durello, soprattutto metodo classico.

Non c'è dubbio che negli ultimi anni questa piccola DOC interprovinciale sia cresciuta nella produzione e nell'apprezzamento dei consumatori, se è vero che oggi sfiora il milione di bottiglie. Certo, si tratta di una goccia di fronte all'oceano di Prosecco che sta sommergendo il mondo, ma non è la quantità della sua produzione che fa grande una denominazione, bensì l'autorevolezza dei brand delle sue cantine, la loro riconoscibilità  e la qualità generale di tutti i vini in commercio.

Il Durello potrà non sembrare un vino facile, per chi è cresciuto a Coca Cola e spritz. Ma di sicuro è in grado di dare molte soddisfazioni, al neofita come all'appassionato più esigente, per la sua originalità di gusto e versatilità gastronomica. Di recente, siamo tornati a visitare un'azienda storica della produzione del Durello, pioniere del biologico, da sempre sinonimo di un Durello metodo classico di sicura e riconoscibile qualità: Fongaro. Fondata nel 1975 dal lungimirante nonno Guerrino (scomparso da poco), oggi portata avanti dai nipoti Matteo e Alessandro Fongaro, quest'azienda che da poco ha ampliato la parte di magazzino ha vigneti su terre nere come il basalto di cui son fatte in buona percentuale, poste in alta collina: quelli di fronte all'azienda si affacciano come un belvedere sulla vallata sottostante. Le uve di durella sono tutte dai 4-5 ettari di proprietà, cui si aggiungono quelle di altri 4 ettari in affitto. Ad oggi producono 60-65 mila bottiglie/anno, con la prospettiva di arrivare al massimo a 100 mila, tutte destinate al canale Horeca.

A mio avviso, ci sono 4 buoni motivi per scegliere uno spumante Fongaro quando si vuole bere un buon Durello spumante:

  1. E' solo metodo classico, declinato in 6 modi diversi. Può accontentare gusti e occasioni diverse;
  2. E' biologico da sempre - per convinzione e approccio mentale. Non per moda.
  3. E' un purista della Durella - uva autoctona del luogo, originale e inconfondibile come poche. Riesce ad esaltarla perfino quando la accosta ad altre uve (Incrocio Manzoni bianco e Chardonnay);
  4. E' facile da riconoscere e ricordare: basta far caso al colore dell'etichetta.

Di seguito le nostre note di degustazione.

Etichetta bianca:  Cuvée Brut 2012 (durella 80-85%, il resto Incrocio Manzoni). Uno spumante fresco, giustamente fruttato al naso e in bocca (mela golden, agrumi rossi, melograno). Facile da bere, ottimo come aperitivo ma anche da tutto pasto (estivo). É il vino d'ingresso al mondo Fongaro della durella. Ben bilanciato, ha un perlage molto fine e bel colore paglierino intenso.

Etichetta grigia: Gran Cuvée Brut 2011. (durella 80-85%, il resto chardonnay). Un tocco d'internazionalità che arrotonda un attimo la  lama sottile della durella, ma non la priva del suo filo tagliente e diretto. Per chi vuole partire da un concetto più familiare (lo chardonnay). Bei profumi di frutta esotica matura al naso, più severo in bocca, ha un perlage finissimo e compatto. Uno spumante da tutto pasto.

Etichetta viola: Brut 2012. Durella 100%. Probabilmente il cavallo di battaglia dell'azienda, di sicuro una delle bottiglie più note tra i fan del biologico veronese (e del Durello). Perlage fitto e finissmo, profumi scuri, è un vino affilato come una lama di Valencia, e quindi estremamente equilibrato, ma anche pericoloso: si beve troppo facilmente. 

Etichetta nera: Riserva Brut 2009. Durella 100%. Paglierino intenso, riflessi dorati, perlage finissimo, profumi succosi di frutta gialla matura e fiori bianchi con sfumature di erbe balsamiche, coerente in bocca, fruttato, rotondo, lungo. Grandissima bevibilitá anche questo.

Etichetta verde: Pas Dosé  2011. Blend di durella in purezza raccolta in zone differenti. E' un vino che si beve anche col naso, tanto è ricco e sfaccettato il ventaglio di profumi floreali, fruttati, di crosta di pane, lieviti... In bocca è pieno, gustoso, agrumato e con tanta bella frutta gialla matura che va a chiudere su un finale più scuro e amarotico. Un bello spumante da tutto pasto.

Etichetta nera: Riserva Pas Dosé, 2008. Ancora durella in purezza, con una rifermentazione in bottiglia non inferiore ai 60 mesi. Bellissimi i profumi eleganti di agrumi dolci maturi (arancia sanguinella) frutta gialla e pasta di mandorle. Gusto coerente, severo ma non scontroso, elegante e persistente. Una bottiglia che fa onore alla durella più nobile.