Della quadratura del cerchio e altre storie
La quadratura del cerchio ovviamente è la solita: trovare una definizione ad un concetto vago che, per la sua intrinseca vaghezza, sfugge a qualsiasi definizione. Trovare un nome a qualcosa che deve la sua essenza all'assenza di nome. Il dibattito sui cd vini naturali si sta rivelando una specie di parco giochi per qualsiasi filosofo, da quello di ispirazione taoista ("il Tao che si può nominare non è il vero Tao": potremmo dire lo stesso dei vini naturali?) al nominalista più estremo ("i nomi sono solo suoni". Potremmo dire lo stesso dei vini naturali?). Sarà per questo che il grande Luigi Veronelli, che la sapeva lunga, anni fa mi disse: "Chiunque scriva di vino dovrebbe essere laureato in filosofia". Perchè c'è sempre tanto su cui ragionare, e nessuno che sembri capace di farlo seriamente. Riflessioni a parte, l'interrogativo sembra tormentare schiere di appassionati, almeno negli USA: i vini naturali meritano una loro definizione a parte? La risposta, temo, finirà per darla la burocrazia. E chissà se ci piacerà.
Restiamo in America, e andiamo a vedere quali conclusioni sono state tratte da un importante evento, la prima edizione dell'USBevX, un congresso che riunisce produttori americani di vino, birra, alcolici, sidro, esperti della filiera, consulenti, comunicatori, scienziati e politici. Tutti insieme per riflettere e discutere temi e problematiche comuni: leggi, mercati, innovazioni... "The New Normal", questo il tema del congresso, dietro un'apparenza innocua cela risvolti tutt'altro che rassicuranti: "Cosa significa la nuova normalità? Detta semplicemente, che tutto quello che sapevamo oggi è superato". Lezione dura da digerire, ma assolutamente necessaria, se si vuole sopravvivere nel mondo del vino. Una lettura che vale la pena fare, soprattutto se si esporta in US.
E a proposito di futuro (e di sopravvivenza), quali prospettive si presentano all'e-commerce del vino? Nel web , il turn over di start up ed enoteche o pseudo tali si è fatto vorticoso. Ne nascono e ne muoiono a getto continuo. Come finirà? Ho interpellato a questo proposito Gianluca Diegoli, e questa è la sua risposta...