Il mondo (del vino) che verrà
Viviamo tempi interessanti. L'ho già detto, vero? Bene, quelli che ci troveremo a vivere lo saranno persino di più. Parliamo del piccolo acquario del mondo del vino, ovviamente, che è già abbastanza complesso e variegato di suo senza dover avventurarci anche in qualche altra parte. Quelle che seguono sono alcune previsioni che un consumato esperto del marketing e del commercio del vino come Robert Joseph ha scritto in un recente articolo (questo) per Meininger Online.
Riportiamo qui 5 punti (su 20) che ci sembrano significativi anche per il mondo del vino italiano:
- (Non) tutto il mondo è paese. Il rosè impazza ovunque, è lo stile del momento, dicono. In Francia vende più del bianco, pare. Beh, questo sarà vero per i consumatori occidentali, non per quelli orientali. In India e Cina le vendite sono (più) lente (del previsto).
- Vade retro, "esperto". Mentre gli "esperti" europei insistono nel proporre i vini che stimano migliori, i consumatori indiani e cinesi s'incaponiscono a bere quelli che piacciono a loro. Per esempio, profumati e leggeri vini bianchi (ehi, amici produttori di Moscato, non vi ronzano le orecchie?) al posto di rossi tannici e alcolici. (Piccola nota: non va sottovalutato il fatto che le popolazioni asiatiche hanno una minore presenza, nel fegato, di alcol-deidrogenasi, di conseguenza tollerano molto meno l'alcol e i suoi effetti). E se non saranno i produttori europei a dare a questi nuovi consumatori i vini che vogliono, ci penseranno le aziende locali. Indiane e cinesi.
- Naturalmente certificato. La marea montante dei #natwines vari&assortiti non sembra destinata a ridimensionarsi, anzi. Continuerà a crescere. Al punto che qualcuno comincerà a chiedere una qualche forma di certificazione, alla quale i più ribelli rifiuteranno di sottostare, aggregandosi al movimento dei più limitati/esclusivi vini "artigianali", "fatti a mano", "fatti a regola d'arte".... per poi magari ritrovarsi in compagnia delle solite grandi aziende, secondo uno schema già visto (nel mondo delle birre artigianali).
- Il vino lo ordino sullo smartphone. In meno di 10 anni i comportamenti d'acquisto sono stati rivoluzionati dai nostri amati/odiati device elettronici. Già oggi la maggior parte dei giovani cinesi non va più nei negozi fisici per fare acquisti, ma frequenta (si fa per dire) gli store online. Così sarà anche per il vino: i più grandi distributori dei prossimi anni saranno targati Amazon, Alibaba, WeChat, Facebook...
- Dritti al consumatore. Si moltiplicano le modalità per vendere vino: con lo smartphone e una vetrina su Amazon, con Message di Facebook o il wine shop, o il wine club, una cosa è certa: le vendite dirette cresceranno.
Tutto ciò premesso, nei prossimi anni sarà sempre più difficile fare profitti nel mondo del vino, dicono gli esperti. La concorrenza sarà sempre più spietata, per sopravvivere saranno necessarie competenze inimmaginabili fino a pochi anni fa. La buona notizia è che la nuova generazione che prenderà il testimone di tante aziende del vino (e a farlo ci saranno, pare, più figlie che figli) ha tutte le carte in regola per accettare e vincere questa sfida: perchè è più acculturata, più dinamica, più curiosa e aperta al mondo di quella dei suoi padri e nonni. Peccato che sarà anche (economicamente) più povera di loro, e più attenta a istanze salutistiche, e quindi, probabilmente, meno propensa a consumare prodotti a base di alcol, come il vino. Un altro motivo, se mai ce ne fosse ancora bisogno, per spingere sul tasto del vino come espressione e prodotto di culture , storie, tradizioni e territori - e non come una bevanda per sballare (o placare ansie da debuttanti).