Il Trentino e il sogno negato
Non c'è vignaiolo (autentico) che non abbia un sogno. Fa parte della sua visione, della mission della sua azienda, grande o piccola che sia.
Anche ai vignaioli trentini piace sognare; ma da qualche tempo sembrano non esserne più capaci.
Prendi il sogno della qualità dei vini, per esempio. Oggi sembra essere più lontano e inafferrabile che mai, come se una sorta di maligno incantesimo impedisca di realizzarlo. O peggio, di diffonderlo: perchè in questa regione la qualità si presenta a macchia di leopardo, e a conti fatti è ancora troppo poca per promuovere nell'immaginario collettivo nazionale e internazionale l'idea di una zona che si batte alla pari con il vicino Alto Adige (con il quale, a torto o a ragione, viene continuamente messa a confronto...)
Di questo si è parlato, ragionato, discusso al Vinix Live! #15 di Ferragosto, l'appuntamento presso l'azienda Pojer e Sandri con i vini, le facce e i prodotti del Trentino migliore (qui il programma). Il pomeriggio di assaggi è stato preceduto al mattino da un incontro informale su invito del vulcanico Mario: "Trentini nel mondo, certezze e promesse". In una sorta di appuntamento carbonaro in cantina, produttori trentini di oggi e di domani si sono confrontati sulla madre di tutte le loro domande:
Perchè è così difficile fare qualità oggi in Trentino?
Forse perchè (dico io, ma non solo) c'è sempre stato qualcuno e/o qualcosa che in ogni circostanza e per qualsiasi cosa ha aiutato tutti, cavato le castagne dal fuoco a tutti, chiedendo in cambio solo di fare i bravi - e non rompere le scatole. Qualcuno o qualcosa che, come un genitore amoroso fino al soffocamento, in cambio di una esistenza senza troppe scosse, ha impedito ai suoi figli di crescere e di prendere in mano la propria vita responsabilmente, facendo scelte autonome.
Quel qualcuno o quel qualcosa, oggi s'irrita profondamente se si alza - più o meno solitaria - qualche voce critica e competente a esprimere concetti che molti condividono, ma quasi nessuno osa dichiarare. A causa di questo sistema ramificato come e peggio di una metastasi, fatto di responsabilità dirette ma anche di silenti connivenze, questa parte d'Italia sta scivolando inesorabilmente verso l'implosione: più o meno lentamente si stanno spegnendo ogni velleità creativa, ogni voglia di fare, di ribellarsi al generale piattume che trova più facile produrre volumi, piuttosto che impegnarsi a fare qualità. E' un sistema chiuso, teso a perpetuare se stesso e impermeabile a qualsiasi contributo esterno (e come tutti i sistemi chiusi, è destinato a estinguersi...la storia insegna!)
Malgrado questo, c'è chi dice no. Al punto che prende e se ne va. L'hanno fatto in tanti, arrivando a creare dal nulla aziende fiorenti all'altro capo del mondo (come questa, o questa). Continueranno a farlo, perchè rinunciare a un sogno equivale ad accettare di morire anzitempo.
"La qualità del vino non è solo quella che si trova nel bicchiere - ha detto il produttore noTwitter-noFacebook-onlyWine Peter Dipoli - E' anche immagine. I pochi vignaioli bravi in Trentino non possono fare territorio, da soli: in questo momento la zona ha bisogno di una visione. Non chiedetela al politico: non ce l'ha, perchè lavora sul corto periodo, sul consenso immediato. Finchè la politica resterà nella cooperazione non si avranno mai quelle visioni a lungo termine di cui il vino ha bisogno".
Cari vignaioli trentini, non permettete più a nessuno di dirvi se e cosa potete sognare...