EWBC #5: la festa della conoscenza condivisa (e dei nuovi comunicatori)
E' quasi impossibile rendere l'idea di cos'è l'European Wine Blogger Conference a chi non c'è mai stato. E' come pretendere di spiegare il multiforme, variegato, liquido mondo della comunicazione sul web a chi sa a malapena come si accende un computer. I social media sono un mondo attivo, complesso, articolato, imparare a viverci richiede tempo, volontà, impegno. E in 5 anni di EWBC gli italiani non hanno mai brillato per la loro presenza - nemmeno lo scorso anno, quando la conference si tenne in Franciacorta. Quest'anno, a Izmir c'erano più di 280 delegati da 40 paesi, ma gli italiani madrelingua erano appena 7, dunque inutile insistere.
Per i pochissimi che però ambirebbero a saperne di più, posso dire che l'esperienza è stata ancora più intensa che in passato. L'organizzazione turco-anglo-americana (Vrazon più WOT, Wines of Turkey, l'associazione di produttori che ha sponsorizzato l'evento) ha funzionato come un orologio svizzero. Da un punto di vista pratico, ho apprezzato l'efficienza e l'invisibilità dei ragazzi dello SwissHotel Grand Efes, il lussuoso hotel 5 stelle che ha ospitato la conference: erano in molti a vigilare sulle nostre necessità (nelle sale conferenze c'erano sempre bottigliette d'acqua, bicchieri, grissini, prese elettriche, matite, fogli...) ma così pazienti e discreti che quasi non li si notava.
Da un punto di vista dei contenuti invece, è stata una festa: la festa del know how condiviso, in perfetta sintonia con il più sano spirito internettiano (quello dell'open source, dei forum d'assistenza, della Creative Common License e via esemplificando). Il programma di workshop e keynotes era molto fitto, le cose si svolgevano in contemporanea in almeno tre sale diverse: non avendo il dono della bilocazione, bisognava scegliere a quale partecipare. Ma, grazie alla tecnologia - tutti eravamo dotati di smartphone, tablet, notebook, e molti riuscivano ad usare più di un device contemporaneamente - mentre guardavi le slides o i filmati della tua sessione, tenevi sott'occhio i commenti e i twitt che fuoriuscivano delle altre, saltellando da Twitter a Facebook come la pallina di un flipper. Chi ha seguito, almeno per un po', il flusso di twitt con hashtag #ewbc si sarà reso conto dell'intensità delle comunicazioni. Non a caso abbiamo saputo (dai nostri followers negli USA) che il nostro hashtag è stato trend topic a livello globale per 2 giorni di fila.
Dettagli tecnici a parte, di cosa si è discusso in 2 giorni e mezzo di congresso? Di sorgenti. Quelle del vino e della comunicazione del vino, soprattutto sul web.
Delle prime (localizzate in Anatolia, Georgia e Armenia) ci hanno parlato autorità mondiali come Patrick McGovern e Josè Vouillamoz, delle seconde hanno discusso in tanti: documentaristi artistoidi come Christian Payne, terroiristi come Randall Grahm, columnist filosofico-umoristici come Andrew Jefford o professionisti della filiera come Su Birch (CEO di Wines of South Africa. Era la prima volta che partecipava al congresso e sicuramente non era lì per semplice curiosità...).
Il racconto del vino, la sua comunicazione non può rimanere confinato e condizionato da un solo mezzo - il wine blog per esempio. Deve evolversi, assumere altre forme, scegliendo magari altre piattaforme e altra modalità espressive - e che ciascuno scelga i propri.
E anche se professionisti come Alder Yarrow o SophieMcLean (entrambi presenti al congresso) restano fedeli alla modalità originaria, si può fare ottima comunicazione anche usando il video, la fotografia, la grafica, il microblogging. Il come si comunica non è meno importante del cosa.
Ciò che conta, è che i nuovi comunicatori siano consapevoli del loro ruolo; sorgenti della comunicazione sul web. "Il fatto che ci sia questa conferenza è la prova che il vecchio mondo del wine writing sta sparendo - ha detto Andrew Jefford - La creatura che eravamo abituati a chiamare wine writer sta morendo. Con questo, voglio dire che la confortevole vecchia vita fatta di viaggi stampa, degustazioni per giornalisti, affabili articoli di stampa ... è finita per sempre".
Ma per un capitolo del fare comunicazione e informazione che si chiude, un altro se ne apre, molto più complesso e ricco di opportunità, nel quale ognuno è libero di crearsi il proprio spazio e la propria audience. Con un po' di fortuna, creatività e molto spirito imprenditoriale, anche il proprio reddito - o così almeno sostiene il buon Andrew. Quel che è certo, è che c'è tutto da inventare, i vecchi schemi mentali e pratici non funzionano più. Per chi comunica e per il vino comunicato.
E a proposito di vini, all'EWBC ne abbiamo assaggiati molti, sia da vitigni internazionali che autoctoni: vini turchi soprattutto, ma anche georgiani, armeni, libanesi.
Ne riparleremo.