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Buona Pasqua!

Le marogne - ovvero i muretti a secco che ridisegnano a gradini i pendii della Valpolicella - non sono un "mucchio informe di sassi", come li definisce il vocabolario della lingua italiana.

Sono un elemento distintivo, caratteristico dell'ambiente valpolicellese. Togli le marogne, ed è come se cancellassi le sopracciglia da un volto: immediatamente diventa inespressivo, vuoto, banale.

Lo stesso dicasi delle marogne. La gente della Valpolicella nel tempo aveva messo a punto una tecnica molto raffinata per costruire questi muretti, che sostengono e ad un tempo delimitano campi e soprattutto vigneti: oggi sono rimasti in pochissimi a custodire i segreti di questo manufatto, robusto e affidabile ma anche delicato da gestire e bisognoso di manutenzione costante. Tra questi, i fratelli Antolini, dei quali abbiamo rubato questo scatto, colto in un momento di lavoro di sistemazione di uno dei loro muretti, sono tra i più convinti e capaci assertori dell'importanza di salvaguardare e promuovere le marogne della Valpolicella. Insieme a loro, un pugno di altri produttori seguaci delle marogne si sono uniti nell'omonimo gruppo: i loro vini, tutti in bella evidenza, si trovano tutti sulla carta di un rinomato ristorante di S.Giorgio Ingannapoltron.

Cosa c'entrano le marogne con la Pasqua? C'entrano. Almeno per me. Perché possono essere viste come qualcosa di solido, sicuro (come la salvezza, per chi crede), ma al tempo stesso affatto scontato, anzi bisognoso di un impegno e di un coinvolgimento continuo da parte dell'uomo: come la fede.

Buona Pasqua a tutti.