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Post Vinitaly (riflessioni sparse)

Meteo. Dal 7 all'11 aprile sono stati 5 giorni di caldo tropicale e sole ferragostano. Così impariamo a lamentarci che "al Vinitaly piove sempre” (troppa grazia, Sant'Antonio!).

Puntualità. Al Vinitaly non c’è verso che un convegno, un seminario o una degustazione comincino in orario. Anche quest’anno i ritardi andavano dalla mezz’ora agli 80 minuti. Colpa nostra, che dopo aver passato i precedenti 20 giorni a fissare appuntamenti, pretendavamo di rispettarli (e vederli rispettare).

Wi-fi: I collegamenti Internet della fiera andavano dalla modalità “lumicino”, a quella “assente del tutto”, passando per quella “lenta come una lumaca col singhiozzo”. Spiegazione:  non c’era abbastanza banda per tutti. Come se a una festa con migliaia d’invitati avessero messo in tavola solo qualche tartina. Caro EnteFiere di Verona, all’estero non sono mica paleolitici come te: tablet, smartphone e gadget elettronici vari & assortiti sono la regola, non l’eccezione.

Sicurezza. D’accordo, il vino italiano è così buono che va a ruba. Letteralmente. Cartoni e cartoni di vino che s’involano magicamente a poche ore dall’apertura del salone. Quando però a involarsi sono anche portafogli e computer, ammetterete che c’è qualcosa che non va (il servizio di sicurezza, magari).

Pubblico. Vinitaly è nata come una fiera “mista”, rivolta ad un pubblico di appassionati oltre che di operatori professionali. Negli anni ’60 questa formula poteva apparire come un colpo di genio. 45 anni dopo - e migliaia di fiere-fierette-feste-sagre-manifestazioni-eventi-mostre-saloncini-kermesse vinicole -, non lo è più. Occasioni e spazi per alzare il gomito durante tutto l’anno non mancano, e siccome anche quest’anno gli sbevazzoni si erano nella maggior parte imbucati in fiera grazie a qualche biglietto da “operatore” graziosamente offerto dal bar o dall’azienda amica, il prossimo anno lasciateli a casa. Definitivamente. Quelli che chiedono “un bianco”, o “un rosso” al primo (disgraziato) produttore nel cui stand s’imbattono, non mancheranno a nessuno.

Le degustazioni. Nel momento dell’anno più intenso professionalmente, le possibilità di assaggiare sono ridotte al minimo a causa dei tempi stretti (e dei ritardi cronici; v. sopra). Tuttavia ho avuto la possibilità di assaggiare molti nuovi siciliani, una mini verticale di grandi Amarone della Valpolicella, qualche Tokaji, alcune conferme (questa, questa e questa. Perfino questa). In un prossimo post le tracce via Twitter.

La rete. Quella fisica è spesso venuta meno. Quella virtuale, no. Quest’anno gli appuntamenti che contavano sono stati organizzati tutti tramite gruppi professionali presenti in LinkedIn. E hanno funzionato al 100%. Vado a dirlo alle aziende.
Anzi, no.

Glielo insegno.