Vinitaly! Istruzioni per sopravvivere (ad uso delle aziende)
Vinitaly si avvicina a larghe falcate, e anche se il tempo continua a scorrere alla velocità di sempre - 60 secondi al minuto -, per un sacco di gente del vino sembra che stia accelerando: le settimane sono diventate giorni, i giorni ore, le ore minuti.
E, come ogni anno, molte aziende vengono colte dal primo dei loro tradizionali attacchi di panico (il secondo si verificherà al momento della dichiarazione dei redditi: il terzo, quando bisognerà fare la denuncia delle uve).
Oddio, c'è il Vinitaly e noi dobbiamo ancora fare un sacco di cose!
Ebbene, solidale con questi poverini che dovranno sorbirsi 5 massacranti giornate di fiera, ecco 5 semplici consigli di sopravvivenza dettati da un'esperienza vinitalyana ultradecennale. Nella speranza di riuscire a rasserenarli, almeno un po'.
1) Don't panic, take it easy. Se vi siete improvvisamente accorti che lo stand cade a pezzi, la moquette è da rifare e le foto alle pareti risalgono all'epoca garibaldina, non affannatevi. Studi grafici & creativi vari e assortiti stanno già lavorando giorno e notte per star dietro alle paturnie dei loro clienti abituali, non c'è posto per dar seguito anche alle vostre richieste dell'ultimo nanosecondo, per quanto minimali (i tempi umani sono abbastanza comprimibili. Quelli tecnici, no!). A meno di essere disposti a sborsare una mezza finanziaria (perchè coi soldi si fa quasi tutto). Perciò tenetevi il vostro vecchio stand e state sereni: paradossalmente, le foto apparirano perfino attuali. C'è però una cosa (facile) che potete fare anche un'ora prima che si aprano i cancelli della fiera: dotare il vostro spazio di sedie. Tante sedie. Avrete la gratitudine di tutti quelli che si fermeranno da voi.
2) Engagement? Now?? Sorry, it's too late! Se nelle precedenti 50 settimane non vi siete minimamente preoccupati di curare le relazioni con eventuali nuovi importatori e buyer, salvo quelle dettate dall'ordinaria amministrazione, perchè "tanto da qui al Vinitaly c'è tempo", non affannatevi a farlo adesso. E' troppo tardi. L'agenda di buyer& co. è già sold out da gennaio. Limitatevi a contattare i vostri abituali compratori, soprattutto quelli che non sentite da tempo, italiani o stranieri non importa. Meglio pochi appuntamenti, ma pianificati nei minimi dettagli, con la massima attenzione all'aspetto umano-relazionale, che un'agenda piena di ipotetici nuovi contatti, che forse passeranno anche dal vostro stand. Forse.
3) Advertising? No, thank you: Internet is better! In questo periodo i media tradizionali (soprattutto quelli cartacei) si scatenano, e bombardano di telefonate, appelli, offerte last minute chiunque sia rubricato sotto la voce "vino", dal nonno che fa 10 bottiglie l'anno e se le beve tutte in famiglia, all'azienda che ne fa 10 milioni e ne esporta il 99,9% in Patagonia (dove nessuno leggerà mai i magazine italiani del vino). Lo scopo è dichiarato senza problemi: vendere al malcapitato di turno un servizio redazionale, la copertina, una doppia pagina, un riquadro, una riga di pubblicità. I prezzi variano, ma il risultato è sempre lo stesso: una boccata d'ossigeno per il medium, un (bel) po' di euro in meno nelle tasche del vignaiolo. Benefici per l'azienda? nessuno. Oppure così pochi che non valgono la spesa. Perdonate la semplificazione; il discorso (in realtà) sarebbe più lungo e complesso. Per adesso però mi fermo qui: se volete farvi un favore, destinate la cifra solitamente programmata per le solite pubblicità a mettere il wi-fi nel vostro stand, e fatelo sapere in giro. Giornalisti e blogger - e in genere tutte le persone informaticamente smaliziate - arriveranno da voi come mosche attirate dal miele. Questa è pubblicità!
4) Press & wine blogger. Ohmmygodd. Ebbene sì, la partecipazione a Vinitaly per un'azienda comporta anche questa grana: trattare con giornalisti & affini. Non sai mai come prenderli: se li inviti si indispongono ("un altro che chiede di andare a trovarlo allo stand! ma cosa pensano, di esistere solo loro??"), se li ignori si offendono ("ingresso riservato agli accreditati, e il mio nome non c'è. Ma chi si credono d'essere, questi??"). Che fare? Coi giornalisti, nulla (di particolare). Concentratevi piuttosto sui nuovi comunicatori non strutturati: individuatene un gruppetto sulla rete, contattateli via mail e offrite loro il biglietto d'ingresso al Vinitaly (sempre usando i soldi risparmiati al punto 3), come già fanno alcune illuminate aziende (tipo questa, e questa). Tra i blogger è ancora d'uso la gratitudine: come minimo verranno a cercarvi per ringraziarvi. Ah, ovviamente quest'operazione va fatta con largo anticipo, altrimenti si ricade nel punto 2.
5) Tonight I dream...just my bed. I dopo-fiera sono una consuetudine, pare, ormai diffusa ovunque. Non bastano 8-10 ore in mezzo al caos organizzato del Vinitaly, e un'oretta almeno d'auto per districarsi dal traffico in uscita dallo stesso al momento della chiusura: c'è la cena aziendale. Se avete pianificato di farla, se potete, fate in modo che:
- non comporti ulteriori lunghi spostamenti - a meno di organizzare il trasporto degli invitati da e per i loro alberghi;
- che non sia una cena in piedi (dopo 10 ore in cui non si è fatto altro che stare in piedi, è semplicemente da sadici);
- e che non sia di gala, con tanto di ospiti politici e big del vino di contorno. Sono no-io-sis-si-me.
Pensate a come la vorreste voi, se foste gli invitati: pane, mortadella e birra? Evvai. Incredibile ma vero, vignaioli, giornalisti, buyer, comunicatori, ristoratori...alla fine, apparteniamo tutti alla stessa razza.
Quella che si stanca.