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EWBC Wien, note tecniche

Ewbc #3: 4 giorni di fuoco sotto il cielo benevolo di Vienna. Un giudizio sintetico? E' stata un'esperienza interessantissima, coinvolgente, faticosa, impegnativa, divertente, entusiasmante. Quattro giorni fittissimi di incontri, amicizie vecchie e nuove, scambi, confronti, nuove conoscenze. E vini, tanti vini. Mai bevuti tanti Gruner Veltliner, Saint Laurent e Zweigelt come in questa occasione. Impossibile riassumere in poche righe la conference: basti dire che in tutto si sono tenute una ventina di sessioni di lavoro, tra keynote principali e work shop, e che i temi trattati spaziavano dall'uso delle piattaforme di social media monitoring alle prospettive dell'editoria digitale. Per non parlare delle full immersion nella produzione vinicola di Austria e Cile.

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Pinot grigio, il vino in jeans

 Ci sono vini che ti trasmettono allegria, come certi rosati, molti Chiaretti, certi buoni Marzemino, Schiave,  Bardolino e Valpolicella, perfino i Novello (quando sono autentici); perchè sono vini friendly, disimpegnati, sorridenti (sì, insomma, avete capito: vinini).
Poi ci sono vini che invece ti mettono soggezione, come i Barolo, i Brunello di Montalcino, gli Amarone della Valpolicella...

Ai primi ti rivolgi con il tu, ai secondi dai del lei - quando non, addirittura, del voi.
E poi c’è il Pinot grigio. Un vino in jeans.

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Degustare in cantina: weinhof Kobler

Sono molte le aziende del vino che negli ultimi anni, complice una specie di età dell'oro che difficilmente si ripeterà, hanno pensato di rifarsi il look. I più modaioli (e danarosi) si sono rivolti ad architetti di grido, con il risultato di guadagnare la ribalta più per il contenitore (la cantina, appunto) che per il contenuto (i vini che nella medesima vengono prodotti).

Altri, più pragmatici, senza rinunciare all'estetica, si sono preoccupati innanzitutto della funzionalità.

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Wine Town (+ Wine Camp) Florence: the best experience

       Una cena fiorentina che più tipica non si può, gentilmente offerta da Andrea Gori, anima e regista della serata:

Crostini toscani e assaggio di salumi toscani;
Ribollita toscana (senza cavolo nero: non fa ancora abbastanza freddo);
Minestra di farro e fagioli;
Prosciutto arrosto porchettato e Rosticciana al forno;
Bistecca alla fiorentina;
Schiacciata con l'uva, crostata di fichi e mandorle, biscotti di Prato del Mattei.

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Amarone Classico della Valpolicella Riserva Sergio Zenato: la verticale

L'occasione era di quelle importanti: i festeggiamenti per il (primo) mezzo secolo di vita dell'azienda Zenato, con visita al vigneto Costalunga di Sant'Ambrogio di Valpolicella. Una trentina di ettari che si estendono sul versante collinare che da' sul Lago di Garda, quasi a fare da trait - d'union tra l'origine e la vocazione luganista dell'azienda e la sua passione per i grandi rossi valpolicellesi.

In una giornata nella quale le condizioni meteo hanno fatto del loro meglio per guastare (senza riuscirci) la festa, alternando dispettosamente un sole accecante a scrosci di pioggia improvvisa, proprio tra le vigne di Costalunga la famiglia Zenato è riuscita ad organizzare una piccola verticale del loro Amarone Classico della Valpolicella: le annate scelte sono state il 1995, il 1990, il 1988, il 1985, il 1980.

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Rosso Faye, il bordolese che parla trentino

In genere, quando si parla di bordolesi italiani, il pensiero corre subito a etichette celebri come quelle toscane (Sassicaia, Masseto), o al veneto Riserva "Capo di Stato" di Venegazzù, o al San Leonardo dell'omonima tenuta trentina. Tutti vini nati tra gli anni '60 (la prima uscita commerciale del Sassicaia è del 1968) e gli anni '80 (1982, prima annata del San Leonardo).

In realtà, la voglia di realizzare qualcosa di simile ai grandi vini francesi è molto più antica, e primi esiti moderni si videro proprio in Trentino.

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