Del vino, dei crimini, delle donne e altre storie

Settimana interessante, quella appena trascorsa, sul fronte del world wine web. Tra i molti articoli degni di una lettura calma e approfondita, tre in particolare hanno attirato la mia attenzione.

Il primo ripropone un tema vecchio, irrisolto e quindi sempre attuale: quello della terminologia della degustazione. Sembra che non si riesca ad andare oltre a certi irritanti (in quanto privi di senso) stereotipi, e bene fa l'articolista a dissentire. "Femminile": ditemi perchè ne stiamo ancora parlando.  Se il vino è leggero, delicato, fine allora è un vino femminile? e perchè non può esserlo anche un vino divertente, sorprendente, o robusto? I clichè di genere sono roba da anni Sessanta, non si capisce cosa ci guadagna il vino a venire descritto, ancora oggi, con questi termini. "Ideas don’t exist out there on their own. We construct them. And so every time someone uses the term “feminine wine,” they help build the cultural phenomenon of the associated stereotype. In a small way, sure, but large ideas are built of small instances. Castles and bricks".

Ugualmente non nuovo,altrettanto irrisolto e sempre interessante l'eterno dilemma di chi scrive di vino: è lecito o no essere soggettivi? A chiederselo questa volta è il n.1 dei critici del NYT, Eric Asimov. Le conclusioni sono già nel titolo del suo pezzo: il regno di un critico del vino non è una democrazia. E siccome chi scrive di vino non è una macchina, se per giunta deve dare un giudizio finirà per lasciarsi influenzare da ciò che gli piace o non gli piace. L'importante però è che il lettore ne sia consapevole, diversamente finirà per prendere per verità assoluta quella che vede scritta... E sì, se ci ritroviamo ancora in un mondo di vini parkerizzati la colpa è di chi ha ritenuto che quelle che Robert J.Parker esprimeva fossero verità e non (suoi) pareri personali.

Di grande e, per certi aspetti, sorprendente interesse anche il terzo pezzo, a firma del collega di Palate Press W.Blake Grey, che si è tolto la curiosità d'indagare sul legame tra crimini violenti e consumo di vino in alcuni Paesi. Stando ai dati, al crescere del consumo di vino, i crimini violenti diminuiscono. E viceversa (purtroppo).

Correlation, of course, does not imply causation, avverte Blake. Non sappiamo perchè ad un maggior consumo pro capite corrisponda un calo dei crimini peggiori (le cause possono essere molteplici), but the correlation is intuitively correct for wine drinkers. When was the last time somebody got belligerent with a bottle of Barolo?

Come a dire, rivedendo un celebre, vecchio claim: fate il vino, non la guerra.